MICHELANGELO E LA TOMBA DI GIULIO II
Il papa Giulio II convocò Michelangelo per commissionargli il proprio mausoleo
Nel 1505 il papa Giulio II convocò Michelangelo Buonarroti a Roma per commissionargli il proprio mausoleo funebre.
L’artista trentenne era già famoso per le celebri sculture: la Pietà e il David. Fino alla morte del pontefice, tra loro ci furono ripicche, contrasti, litigi, furibonde discussioni e alterchi ma di fondo c’era rispetto reciproco per le loro capacità.
Gli artisti cortigiani invidiosi cospirano contro Michelangelo
Michelangelo era un perfezionista. Dopo aver ricevuto un considerevole acconto, si recò a Carrara per scegliere personalmente i migliori blocchi di marmo. Rimase tra le cave carraresi per otto mesi.
Durante questo lungo periodo, gli artisti alla corte del Vaticano fecero di tutto per far ricredere il Pontefice, non sopportavano di vedersi privare di un’opera così rappresentativa. Soprattutto Bramante, architetto e pittore, tra i più grandi artisti del Rinascimento, riuscì a far spostare l’attenzione del Papa sulla riconversione della basilica costantiniana di San Pietro che sarebbe diventata l’attuale Basilica di San Pietro.
Michelangelo con orgoglio ferito fugge da Roma
Al suo ritorno a Roma, Michelangelo trovò un’atmosfera ostile. Desideroso di iniziare al meglio l’opera, cercò di mostrare i bozzetti al pontefice, ma lui non volle riceverlo e continuò a rinviare ogni discussione. Lo scultore, ferito nell’orgoglio per esser stato trascurato, decise all’improvviso di lasciare Roma e tornare a Firenze.
Il Papa, informato della partenza, lo fece inseguire dai corrieri per obbligarlo a tornare, ma senza riuscirci. Se la legò al dito e arrivò a paventare minacce di guerra alla Signoria di Firenze se il Buonarroti non fosse tornato a Roma.
Dopo tanta insistenza da parte dei concittadini più illustri, lo scultore decise di incontrarlo nella vicina Bologna dove si riconciliarono, anche se la commessa del monumento rimase in sospeso.
L’affresco della Cappella Sistina
Qualche anno dopo, forse per scusarsi di quanto accaduto, il Papa gli commissionò l’affresco della Cappella Sistina, anche se lui non era un grande pittore, ma questa è un’altra storia.
Michelangelo si considerava uno scultore prestato alla pittura.
Il mausoleo diventa un’ossessione
Papa Giulio II morì nel 1513. A Michelangelo rimase il desiderio di realizzare il monumento, oltre all’obbligo morale per l’acconto ricevuto. Tra varie peripezie, degne da sole di un bel romanzo, studiò per anni il progetto architettonico e scultoreo, preparando disegni, bozzetti e statue incomplete come i Prigioni. Pian piano diventò un’ossessione.
Inizialmente il mausoleo era stato pensato con quarantasette statue. Nel 1542 iniziò invece un gruppo scultoreo composto da sette statue, di cui lui probabilmente ne realizzò solo due. Vennero posizionate in un transetto laterale della basilica di San Pietro in Vincoli.
Nel 1545 concluse la missione posizionando la magnifica e famosa statua di Mosè, ultimata poco dopo la morte di Giulio II, ritoccata per l’occasione.
La tomba di Giulio II: un’odissea che durò quarant’anni!
La scultura è una malattia dell’animo dell’artista, l’unica medicina è la realizzazione dell’opera immaginata.
NdR
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Aggiornato il 3 agosto 2018
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michele marchi
24 novembre 2018 at 14:31esistono bozzetti del mosè fatti da michelangelo ?
Arte 2000
26 novembre 2018 at 17:34Il Vasari, nella sua celebre opera “Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori”, racconta che il Michelangelo prima di morire aveva bruciato e distrutto gran parte de suoi schizzi, disegni e cartoni lasciando ben poco di tutto ciò che aveva preparato per la realizzazione delle sue maggiori opere. Sembra che nemmeno presso il museo “Casa Buonarroti” ci siano schizzi del Mosè.
michele marchi
5 febbraio 2019 at 17:55con chi potrei parlare x far valutare un bozzetto di quest opera in possesso di un mio zio in albania ?
Arte 2000
7 febbraio 2019 at 14:34Michele, Le abbiamo risposto tramite e-mail. Buona giornata. Paola