Ville palladiane: splendide architetture nelle campagne venete
Le ville palladiane appartengono alla grande famiglia delle ville venete e sono state progettate da Palladio a metà del Cinquecento per le famiglie aristocratiche locali e gli esponenti dell’alta borghesia della Repubblica veneta. Sono considerate i più importanti capolavori di Palladio, della storia dell’arte e dell’architettura e rendono prestigioso il paesaggio. Alcune sono conosciute in tutto il mondo e sono diventate Patrimonio dell’Unesco.
Palladio è vissuto in un contesto storico favorevole
Andrea Palladio è vissuto in un contesto storico favorevole, durante i periodi artistici e culturali del Rinascimento e dell’Umanesimo che partendo da Padova, dove lui era nato, grazie al contributo del celebre scultore Donatello si sono diffusi in tutto il Veneto. Venezia aveva una forte influenza sull’arte, sull’architettura e sulla letteratura del tempo; era uno dei centri economici, politici, portuali e artistici più importanti d’Italia e d’Europa. C’erano prestigiose residenze delle nobili famiglie, palazzi signorili costruiti con la Pietra d’Istria e un fiorente centro di stampa che ha consentito lo studio umanistico sui testi classici. Palladio, per accrescere la sua formazione, ha osservato gli edifici dell’antica Roma ma soprattutto studiato i libri dello scrittore e architetto romano Vitruvio Pollione. All’inizio del XV secolo, l’abbondanza di capitali ha portato i nobili aristocratici a investire anche nella Terraferma cercando di soddisfare i nuovi stimoli culturali legati al rapporto fra civiltà e natura. Nel 1570 Palladio ha potuto pubblicare proprio a Venezia “I quattro libri dell’architettura”: un prezioso trattato illustrato che ha riscosso grande successo tra gli architetti, prima in Europa poi anche in America settentrionale.
Le funzioni della villa palladiana
A metà del XV secolo, quando finalmente è arrivato un periodo di pace nei territori della Terraferma, i nobili aristocratici hanno avuto la tranquillità necessaria per scappare dal caos della città e rifugiarsi in mezzo alla natura. Avevano bisogno di una splendida dimora, da usare anche per il benessere fisico e culturale; per lo studio, il divertimento, coltivare le proprie passioni come la caccia, la danza, la musica e le passeggiate nei giardini e per il riposo dalla vita impegnata e faticosa della città.
Serviva qualcosa di completamente nuovo, funzionale, eccellente e rilassante.
Palladio ha così elaborato il nuovo concetto di edificio con funzione produttiva-umanistica e ha abbandonato la precedente idea di villa-castello medievale costruita su aree rialzate per scopi produttivi-difensivi e di villa per scopi produttivi-autocelebrativi.
Palladio aveva trovato la soluzione ideale: un connubio tra antico e moderno e un equilibrio tra uomo e natura, dove il rustico e il dominicale erano integrati in completa armonia.
La villa doveva conciliare la vita attiva legata al controllo e allo svolgimento dei lavori agricoli, allo stoccaggio del grano e del vino e agli ambienti mondani per l’autocelebrazione con quella rilassata e isolata in mezzo alla natura, lontana dalla caotica vita di città, per coltivare le passioni, lo svago e curare la contemplazione, lo studio, la salute e il riposo.
Caratteristiche architettoniche
Le dimore palladiane si distinguono dalle altre ville per eleganza, equilibrio e simmetria. La praticità degli spazi destinati al lavoro agricolo era in armonia con la grazia ornamentale degli ambienti padronali.
Le principali caratteristiche architettoniche sono:
- un corpo centrale per i proprietari, talvolta sviluppato su un unico piano con una scalinata dove le sculture in pietra bianca di Vicenza e le decorazioni pittoriche erano affidate agli artisti più importanti per dare sfoggio di ricchezza e nobiltà. Il corpo padronale era destinato alla residenza, alla gestione economica, all’affermazione sociale e per impressionare i vicini con cene, balli e concerti; era usato anche per gli interessi culturali e la meditazione
- una facciata con elementi architettonici classici
- una loggia, usata per mangiare, conversare o ascoltare musica in un luogo piacevole e ombreggiato, sostenuta da colonne e talvolta abbellita da un frontone triangolare decorato con lo stemma della famiglia
- due barchesse laterali, con lunghi porticati, allineate con il corpo padronale in un’unica unità architettonica per l’attività agricola. Comprendevano ambienti di lavoro come magazzini, cucine, cantine, stalle e alloggi per i contadini
- vaste estensioni di campi coltivati e vigneti tutt’intorno recintati da un muro
In tutto il mondo, molti architetti si sono ispirati e s’ispirano ancor’oggi all’unicità di queste opere, grazie alle dettagliate informazioni lasciateci da Palladio nel suo trattato I quattro libri dell’architettura.
Anche noi ci ispiriamo spesso alle ville palladiane per decorare giardini con fontane e statue e abbellire le dimore con sculture, caminetti, scale, colonne e pavimenti dei clienti appassionati dell’arte italiana.
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Moreno Marcolongo
22 aprile 2020 at 23:28Non è facile leggere dei blog semplici e comprensibili anche per persone come me, che non avendo grandi conoscenze culturali possa appassionarsi ad un argomento così impegnativo. Devo perciò ringraziare la signora Paola che gestisce tale blog con estrema e affascinante passione da trasmettere la piacevole lettura e la voglia di visitare luoghi e territori di un fascino unico.
La semplice composizione dei testi selezionati e le relative immagini sapientemente abbinate rende assai piacevole conoscere questo argomento misto di storia, geografia, architettura e molto altro. Bellissime pillole culturali che in tempi come questi fanno bene al cuore e alla mente.
Arte 2000 - Paola
23 aprile 2020 at 17:47Grazie di cuore Moreno, il tuo sostegno è prezioso e fondamentale. Ti ringrazio tanto per l’apprezzamento; ben vengano consigli e suggerimenti. Non è facile trattare argomenti tecnici legati alla storia, all’arte, all’architettura e al marmo, ma è importante provarci. La strada è ancora lunga e io intanto cammino e procedo! A proposito di foto, spero poterle fare presto personalmente dal vivo. Grazie
Ettore Casburlotto
26 aprile 2020 at 15:40Tutti sanno che il Palladio si chiamava Andrea della Gondola. Almeno così va scritto quasi sempre. E tutti pensano alla gondola come imbarcazione tipica veneziana. In realtà andrebbe scritto Gondòla e così letto, con l’accento, in quanto non all’imbarcazione veneziana si riferisce, ma ad uno strumento tipico dei lavoratori della pietra del tempo in cui visse Andrea. Proporrei che così si scrivesse sempre.
Arte 2000 - Paola
27 aprile 2020 at 14:25Grazie Ettore per l’intervento. Purtroppo non ho trovato fonti su questa notizia e non conosco la “gondòla” come strumento tipico per la lavorazione della pietra. In passato avevo fatto un articolo sugli utensili manuali antichi, magari potresti aiutarmi e darmi qualche indicazione aggiuntiva per poter integrare il tutto. Grazie