Il pozzo veneziano: un connubio tra arte, architettura e ingegno
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Vera da pozzo Campo San Boldo a Venezia

Il pozzo veneziano: un connubio tra arte e ingegno

Il pozzo veneziano è una costruzione architettonica usata già nell’Alto Medioevo nella città di Venezia per la raccolta di acqua potabile. Anche se gran parte del patrimonio è stato distrutto o esportato, Venezia è la città europea con la più bella e vasta creazione di questi splendidi gioielli artistici.

Vera da pozzo - Palazzo Corner a Venezia

Vera da pozzo – Palazzo Corner a Venezia

Antichi mestieri legati alla tradizione dei pozzi

“Venezia è in aqua e non ha aqua” scriveva lo storiografo e senatore della Repubblica Serenissima Marin Sanudo riferendosi al fatto che la città era costruita su una laguna circondata da acqua salata e non aveva acqua potabile.
L’approvvigionamento di acqua potabile era molto difficoltoso e non si poteva usare quella di risalita dei pozzi artesiani. Era necessario recuperare quella piovana o quella dolce dei fiumi, costruendo pozzi artificiali che diventarono presto beni di prima necessità fondamentali per la salute pubblica. Sono nati così alcuni nuovi mestieri e nuove Magistrature che hanno segnato la storia di Venezia. I Pozzeri erano addetti allo scavo e alla costruzione dei pozzi; gli Acquaroli si occupavano del rifornimento d’acqua dolce durante i periodi di siccità. Erano detti anche burceri perché l’attingevano dal Brenta e dal Sile e la trasportavano attraverso i canali con i burchi ovvero grandi barche mercantili a fondo piatto usate per il trasporto fluviale e lagunare. Custodivano, proteggevano e vigilavano i pozzi affinché non venissero contaminati dai mestieri di tintori, pittori e barbieri. I piovani invece erano i parroci che assieme ai capicontrada custodivano le chiavi dei pozzi pubblici e li aprivano due volte al giorno al suono della campana. I facchini invece stanziavano in punti fissi della città e ne curavano la pulizia. I Provveditori del Comune, il Magistrato delle Acque e della Sanità sorvegliavano il tutto dal punto di vista sanitario.

Il pozzo veneziano nasce come opera architettonica e ingegneristica

Disegno di costruzione pozzo veneziano

Disegno di costruzione pozzo veneziano

La costruzione del pozzo si è sviluppata inizialmente come opera ingegneristica e architettonica. Il lavoro era lungo, difficile e costoso; le principali fasi erano quattro:

Schema costruzione pozzo veneziano

Schema costruzione pozzo veneziano

  1. in base alle misure dell’area disponibile, si effettuava uno scavo profondo di almeno cinque o sei metri nel terreno da usare come cisterna per la raccolta e la custodia dell’acqua piovana;
  2. la buca veniva foderata di argilla per essere impermeabile alle infiltrazioni d’acqua salmastra e riempita di sabbia di fiume per il filtraggio e la depurazione, da cui il nome spongia;
  3. nell’area circostante veniva data la giusta pendenza alla pavimentazione, formata da piastre di Pietra d’Istria, e scavati dei tombini poi coperti con piastre forate, detti pilelle, per raccogliere e far confluire la maggior quantità d’acqua piovana nella cisterna, compresa quella che usciva dalle grondaie;
  4. l’unico elemento fuori dal terreno era la cosiddetta “vera da pozzo”: termine popolare veneziano usato per indicare il parapetto di recinzione costruito attorno all’apertura del pozzo per proteggere da possibili cadute e dove ancorare la carrucola con la quale calare i secchi sul fondo per attingere l’acqua. Essa è detta anche anello, corona, sponda, cinta, parapetto, spalletta, bocca, pigna, corona, martella, armilla, pozzale, margella o puteale: termine architettonico già presente nei documenti storici dell’XI secolo e usato ancor oggi.
Vera da pozzo quadrangolare: opera di Arte 2000

Vera da pozzo quadrangolare. Opera di Arte 2000

La vera da pozzo diventa un’opera artistica ornamentale

All’inizio il pozzo veneziano era considerato una costruzione utile e necessaria alla sopravvivenza della popolazione, con finalità esclusivamente pratiche e funzionali. La Repubblica di Venezia incoraggiava spesso i nobili a contribuire alla copertura delle spese ed essendo la donazione un atto di grande generosità, veniva permesso poi di contrassegnare l’opera con iscrizioni o stemmi araldici che davano lustro alla famiglia. Su quelli pubblici venivano applicati o incisi i simboli della Serenissima. Con il trasferimento della sede ducale a Venezia e l’espansione della città, le famiglie patrizie e le comunità religiose iniziarono a costruire cisterne nei cortili o in prossimità della propria dimora o monastero per un uso personale. Con il passare dei secoli si è affinata la tecnica, così la vera è diventata un’opera ornamentale di pregio in marmo e Pietra d’Istria per piazze, cortili, chiostri, castelli e palazzi nobiliari. Le vere più antiche avevano una forma cubica, nei secoli XII, XIII e XIV è comparsa quella cilindrica, poi anche esagonale e ottagonale.

Vera da pozzo in marmo - opera di Arte 2000

Vera da pozzo in marmo. Opera di Arte 2000

Per tutto il Quattrocento venivano ricavate da grandi capitelli di epoca romana, dei quali venivano salvati e mantenuti soprattutto gli elementi decorativi. La vera è diventata così un piccolo monumento sempre più elaborato e sfarzoso con decorazioni floreali, festoni, frutti, animali, stemmi nobiliari, putti, angeli, leoni, citazioni, elementi araldici e allegorici ed elementi ornamentali in ferro.

Punti di ancoraggio degli elementi in ferro: particolare di anticatura a mano

Punti di ancoraggio degli elementi in ferro, particolare di anticatura a mano. Opera di Arte 2000.

Talvolta era sopraelevata di uno o più gradini rispetto al piano stradale e con vaschette per la raccolta d’acqua per far bere i cani.

Punti di ancoraggio degli elementi in ferro: opera di Arte 2000, particolare di anticatura a mano

Punti di ancoraggio degli elementi in ferro, particolare di anticatura a mano. Opera di Arte 2000.

Un intramontabile patrimonio storico e artistico

Nel XIX secolo, con la costruzione dell’acquedotto cittadino, l’uso dei pozzi è stato pian piano abbandonato. Nel 1858 nei documenti dell’Ufficio Tecnico Comunale risultavano essere presenti in città migliaia di pozzi di cui indicativamente seimila privati e quasi duecento pubblici. Molti erano presenti nelle isole della laguna e a Chioggia. Questo inestimabile patrimonio artistico rappresenta un pezzo di storia e cultura veneziana che purtroppo è stato gravemente saccheggiato o trasportato in terraferma e all’estero. Soprattutto nel 1866 durante l’Impero Austriaco tanti sono stati esportati in Germania e Russia. Dopo l’unione di Venezia all’Italia, il mercato si è invece spostato verso Inghilterra, Francia, Ungheria e America. Non sono mai stati censiti, ma si ipotizza che attualmente ce ne siano ancora alcune centinaia in marmo e Pietra d’Istria; quelli in mattoni probabilmente sono stati distrutti e, per motivi di sicurezza, la sommità di quelli non più utilizzati è stata chiusa con coperture in metallo o in cemento.
Un grande numero di prestigiose opere è stato rimosso dal luogo di origine e consegnato alla custodia di musei o altri enti culturali.

Nel 1911 Ferdinando Ongania, il più raffinato e geniale editore e fotografo veneto, ha pubblicato il prezioso e raro libro “Raccolta delle vere da pozzo di Venezia” dal valore storico e artistico inestimabile che contiene circa duecento foto con una breve descrizione delle più belle. Ispirandoci a modelli antichi, grazie alla testimonianza di foto e libri, noi abbiamo riprodotto una grande varietà di vere da pozzo con la nostra esclusiva finitura “consumato dal tempo” fatta a mano con metodi antichi.

Particolare di vera da pozzo - testa di putto: opera di Arte 2000

Particolare di vera da pozzo – testa di putto. Opera di Arte 2000

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6 Comments
  • Margherita Lindner

    22 marzo 2024 at 14:25 Rispondi

    Buongiorno!
    Sapreste dirmi se il sistema dei pozzi veneziani, con le relative cisterne, é ancora funzionante? I pozzi sono attualmente in disuso, ma continuano a raccogliere acqua e a filtrarla? Si potrebbe quindi riprendere ad usare i pozzi? O forse tra quelli privati, ce ne solo alcuni ancor’oggi o di nuovo in uso?
    Ringrazio in anticipo per la risposta!

    • Arte 2000 - Paola

      25 marzo 2024 at 17:39 Rispondi

      Buonasera Margherita,
      per le normative di igiene pubblica ormai i pozzi non sono più utilizzati dal XIX° secolo; da molto tempo non viene più effettuata la regolare manutenzione di pulizia di quelli pubblici. Non è un dato conosciuto se alcuni pozzi privati sono ancora funzionanti, forse vengono ancora utilizzati ma solo come serbatoi per l’irrigazione.

  • CAPITANIO Maurizio

    4 aprile 2024 at 11:16 Rispondi

    Per me che risiedo nel Lazio è una scoperta … e per motivi di lavoro .. mi occupo di Concessioni Idriche … che dire …. Arte e Sapienza Antica … con Molto Senso Pratico …. oggi credo che si potrebbero riproporre almeno per le Acque di Riciclo e sarebbe un bel Risparmio…. Buon Lavoro Maurizio Capitanio

    • Arte 2000 - Paola

      9 aprile 2024 at 16:14 Rispondi

      Grazie Maurizio,
      il suo commento in qualità di persona competente in materia è molto prezioso, ben vengano interventi che stimolano diversi punti di vista.
      Molte opere del passato, soprattutto in considerazione dei mezzi che avevano, o non avevano, a disposizione sono straordinarie dal punto di vista costruttivo e tecnico oltre che estetico.
      Grazie. Buon lavoro anche a lei. Paola

  • Sandra salmasi

    3 gennaio 2025 at 9:39 Rispondi

    Buongiorno, articolo molto interessante. Vorrei maggiori notizie sulle bocchette che sono spesso presenti nei basamenti dei pozzi
    una guida mi ha dato informazioni diverse dalle vostre.
    Grazie
    Sandra

    • Arte 2000 - Paola

      17 aprile 2025 at 15:08 Rispondi

      Grazie Sandra per l’attenzione al nostro blog. Non so a quali informazioni differenti si riferisce, noi siamo un laboratorio artigiano e nel nostro blog scriviamo solo degli aneddoti genereci per appassionati dell’argomento. Per degli approfondimenti consigliamo di leggere libri tecnici tematici. Paola

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